Percezione e bellezza
Le opere di Raffaele Quida, attraverso i materiali usati e soprattutto l’uso di gesti distintivi e bipolari, indagano l’immagine nei diversi tempi e soprattutto presentano una purezza stilistica e concettuale.
Questo sguardo mi ha fatto subito pensare alla PERCEZIONE, cioè al fatto che noi umani siamo essenzialmente visivi, ma che è il nostro cervello a ricostruire il mondo che vediamo, in quanto la nostra percezione si basa sulla conoscenza e sulle esperienze passate, che possono cambiare l’interpretazione percettiva che deriva dai sensi.
E in questo senso che vedo le opere di Raffaele Quida, opere in cui lo spettatore ha solo degli indizi, dei punti di sostegno minimali ai quali deve aggrapparsi per costruire la realtà, stimolando appunto la conoscenza presente nelle sue reti neurali. E questo lo vediamo nell’opera “ Maddalena penitente”, composta da una lastra di marmo bianco di Carrara posizionata a 90 centimetri da terra a rappresentare la sua reale dimensione e una targhetta con inciso il titolo dell’opera, sono gli unici indizi in assenza di immagine, ma che deve stimolare l’osservatore a colmare tale assenza con le sue conoscenze ed esperienze passate; pur lasciandolo nell’incertezza.
E come dice il neuroscienziato londinese Beau LOTTO: “il cervello si è evoluto per risolvere l’INCERTEZZA”, insita nel mondo in perenne cambiamento e ricco di differenze e contrasti, e infatti questa predisposizione innata a risolvere l’incertezza ci porta alla CONFORMITA’, cioè il cervello cerca sicurezza, quasi a non voler cambiare il suo paesaggio, come vediamo nelle opere dal titolo “Frame”. Qui una continua evoluzione dell’immagine del paesaggio che si ricollega al modus operandi del regista russo Tarkovskij lascia lo spettatore, proprio come nei film di Tarkovskij, di fronte a repentini cambi d’inquadratura, a continue modifiche della realtà e dello spazio circostante.
Però il cervello cercando sicurezza e conformità, perde in libertà che è alla base dell’innovazione; quindi dobbiamo imparare a “DEVIARE”, cioè come dice il significato etimologico della parola, NON PRENDERE LA STRADA PRESTABILITA, cambiare rotta, anche se ciò richiede fatica e perseveranza nel districarci fra i tentativi e gli errori del caos innovativo.
E come insegna Beau LOTTO nel suo libro “PERCEZIONI come guardare differentemente” , dobbiamo liberarci dei nostri “pregiudizi di conferma” e dei nostri “assunti automatici” che sono come l’aria che respiriamo, invisibili, e che il nostro cervello elabora e conserva perché aspira alla certezza. Solo liberandoci dagli assunti possiamo “CAMBIARE IL PASSATO DEL NOSTRO FUTURO” e rendere visibile l’invisibile.
E le opere di QUIDA ci portano proprio su questo confine, a darci solo piccoli segni quasi invisibili per percepire il mondo, lasciandoci nell’incertezza e nel dubbio e disorientati nello spazio e nel tempo per farci comprendere il divenire della nostra esistenza, la nostra presenza ed assenza nel fluire del tempo e le tracce che ne rimangono.
Ed è proprio questo che fa attivare il cervello a porsi delle domande, a chiedersi il perché, in quanto il valore dell’innovazione e della creatività sta nel porsi la domanda giusta e solo questo ci rivela chi siamo e ci crea.