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Neuroni, i nostri vascelli vagabondi |
La nostra piccola fondazione si propone lo scopo di essere un centro per l’Arte e le Neuroscienze e un luogo di incontro e di dialogo interculturale per le giovani generazioni, per costituire un laboratorio di sperimentazione e di ibridazione di nuovi linguaggi espressivi artistici, soprattutto della creatività salentina.
Si propone inoltre di veicolare un’educazione estetica attraverso l’arte in un nuovo rapporto ARTE-CERVELLO che stimoli l’interesse per la conoscenza del funzionamento della mente umana e della sua dinamica relazione con il corpo e l’ambiente, sviluppando il tema del perché il cervello umano è stimolato dall'arte; sapendo che l’arte è una delle possibilità che abbiamo di rompere l’isolamento e il conformismo.
La SOFFERENZA, seguendo gli studi di Panksepp in “Archeologia della mente”, si forma dai circuiti neuronali che da piccoli servono alla sopravvivenza, perchè se non veniamo curati e protetti, moriamo (relazione madre-‐figlio, genitori-‐figli). Essi rappresentano la base dei legami sociali SICURI successivi e da cui dipendiamo: sono legami SALVAVITA.
La loro rottura porta all’ansia di separazione e alla sofferenza che ci fa sentire desolati e infelici.
Il sentimento di sofferenza, doloroso com’è, è essenziale per la sopravvivenza dei giovani e il sollievo all’infelicità, ci spiega molto sulla natura dell’amore con i suoi oppioidi endogeni.
Si ritiene che il sistema sofferenza si sia evoluto dai circuiti primitivi del dolore nel tronco encefalico che con i suoi recettori e vie neuronali ci preserva e ci avverte delle varie alterazioni che il nostro corpo può subire.
Studi di visualizzazione cerebrale confermano che la tristezza e la rottura dei legami sociali accendono circuiti neuronali specifici partendo dal grigio periacqueduttale del tronco encefalico, a cui si associano bassi livelli di oppioidi endogeni.
Ciò spiega quanto siano importanti i legami affettivi e i contatti sociali rassicuranti (grazie all’ossitocina) per vivere in equilibrio nella nostra relazione col mondo e salvarci dalle pericolose reazioni neurormonali dello stress. Infatti la sofferenza è il circuito affettivo più potente del cervello umano e la miglior medicina è il calore ed il conforto che troviamo nelle amorevoli relazioni.
L’Arte è ricca di opere che riguardano la sofferenza, prima fra tutte “GUERNICA” di Picasso e l’uomo moderno attraverso la rappresentazione della sofferenza si AUTORIGENERA, non più sostenuto dall’ignoranza o dalla magia, ma dal pensiero scientifico, dove l’uomo incontra anche i limiti e gli effetti del suo sapere sempre in balia degli eventi che esso stesso determina.
L’individuo è l’oggetto primo dell’attenzione scientifica; l’enigma della scienza è l’uomo!
Sogno, mito e arte non sono alternativi alla vita reale, ma canali privilegiati per vedere ciò che la mente non sa. Dobbiamo intraprendere un “VIAGGIO” di apertura mentale che possa portare a un processo trasformativo della nostra esistenza, considerando che la sofferenza è sempre presente.
L’uomo desidera essere TEMPO, ma principalmente è SPAZIO; e ciò lo obbliga a costruire e a difendere oggetti e territori limitati in cui più facilmente si riconosce (Mauro ZANZI, 2002). L’ARTE invece sfugge alla scissione tra queste due dimensioni, riconosce ed accoglie l’esistenza degli opposti, non traduce negativamente l’idea delle differenze, non limita l’universo del sensibile solo a ciò che comprende. L’arte mostra l’atto emotivo della mente, crea forme espressive e di comunicazione inusitate, capaci di evocare l’invisibile, il non detto; per questo essa è RELAZIONALE, cioè connette il corpo della materia pittorica col mondo, ed ESISTENZIALE perché come i sentimenti fornisce un accesso al mondo e alla nostra esperienza come parte di quel mondo su cui si basa la nostra esistenza.
Francesco Sticchi Giugno 2022